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al testo di Maurizio Paganelli
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L’isola
Mi chiedo con che sguardo ci osservino gli abitanti dell’isola, dacché mai ne vidi uno.
Crederanno io sia un cieco, che fissa suoni e odori, provando tenerezza e compassione. Ma, forse, ciechi a loro volta, hanno eletto l’interno a loro grembo e ritengono l’acqua, che li cinge e annega, un vincolo malevolo.
Forse la mia gente deriva dalla loro e ciò che mi aspetto è solo di strappare a mani tese l’appiglio effimero di un volto che somigli.
Quando imbrunisce, l’isola pare un bruco da cui salgano sciami. Sciolta nel buio ricorda il fiore preferito. Le mani che ci posero su lati opposti applaudono. Saluto l’altra sponda e forse, tra le foglie in movimento, uno nascosto imita il mio gesto. |
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